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Stangata sulle ‘aziendali’

3/11/2019 – Se c’è una cosa che imprese e investitori in genere non amano è l’incertezza. E in questa materia, noi italiani siamo maestri. Perché qualsiasi provvedimento, intrapreso dai nostri continui nuovi governi, è destinato a durare non più di qualche semestre e a essere poi completamente contraddetto da una decisione successiva, solitamente voluta per far ancora cassa. E tra gli obiettivi più amati di questo sport c’è al primo posto l’automobile, da tassare all’infinito con supertasse, superbolli e detrazioni ridotte ormai ai minimi termini.

Adesso la proposta di una nuova e simpatica ‘mazzata’, destinata stavolta alle auto aziendali, a oggi unico comparto del mercato auto capace ancora di dare segni di vita. Allora, perché non punirlo subito? Magari con una ‘patrimoniale’, come quella ipotizzata dal nuovo governo, che porterebbe a un prelievo in busta paga dei dipendenti pari a qualcosa come 300 milioni di euro, mica noccioline. Con la conseguenza d’affossare definitivamente il mercato auto da un lato e lasciare circolare veicoli sempre più vecchi, sommando così al danno la beffa: ridurre le vendite e parallelamente far salire l’inquinamento.

Scamperebbero il provvedimento, che prevede il raddoppio della trattenuta in busta paga per il ‘fringe benefit’ auto, solo le vetture ibride ed elettriche, nel 2018 appena 42mila su un totale di 800mila veicoli aziendali immatricolati.

Le trattative per scongiurare il provvedimento si susseguono febbrili, ma è chiaro che – in un modo o nell’altro – sarà ancora l’automobile, uno degli strumenti professionali più importanti, a pagare per l’incapacità della classe politica.

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