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L’elettrico può attendere

12/04/2020 – Tra le vittime della pandemia da Covid-19 c’è sicuramente anche l’elettromobilità. Nessun veicolo elettrico ha infatti dimostrato di essere utile nella gestione dell’emergenza: dalle autoambulanze ai veicoli delle Forze dell’Ordine, dai camion che rifornivano i supermercati fino ai furgoncini attivi sull’ultimo miglio, tutto è stato svolto grazie ai motori termici.

Ma non è tutto. Stando a quanto rilevato da Deloitte, società multinazionale di management e consulting, il crollo del settore automotive e dei mercati comporterà uno slittamento dei nuovi parametri eurocomunitari in merito alle emissioni di CO2, fissati in 95 grammi/chilometro. Questo perché, nel 2020, si prevede un calo nella produzione mondiale di veicoli pari a ben 11 milioni di unità (circa 3 dei quali in Europa), scendendo dagli 88,9 milioni del 2019 ai 77,9 milioni (o meno) di quest’anno. E con scenari del genere, caratterizzati da poca liquidità, i costruttori saranno poco propensi a fare ulteriori investimenti per lo sviluppo delle mobilità elettrica, mentre l’annullamento di tutti gli eventi da qui a fine anno frenerebbe il lancio dei nuovi modelli.

Poi c’è il fattore Cina, da dove questa pandemia è originata e proviene oltre la metà delle batterie usate nei veicoli. L’ex paese di Mao ha subìto un drastico stop della produzione e ciò avrà significative ripercussioni sulla filiera internazionale, con un aumento dell’incertezza sulle tempistiche di trasformazione del settore e sulle stime per il 2020.

Infine, i pochi soldi nelle tasche degli acquirenti frenerebbero l’acquisto di costose auto elettriche in favore di più abbordabili termiche, divenute anche più economiche da gestire stante il crollo del prezzo del greggio.

Alla luce di tutto ciò, il discorso elettromobilità è quindi rinviato a data da desinarsi.