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Io penso positivo

19/02/2014 - Gode di buona salute il settore dell’aftermarket in Italia stando ai dati del Barometro Aftermarket, rilevazione statistica di Anfia che fornisce un trend indicativo dell'andamento del mercato dei ricambi automotive, sia a livello consolidato, sia a livello di singole famiglie prodotto. Nel 2019 il fatturato del settore è cresciuto dell’1,6 per cento rispetto all’anno precedente grazie soprattutto all’accelerazione nella seconda parte dell’anno, con un terzo trimestre a più 4,1 per cento e un quarto trimestre a più 3,7 per cento.

A registrare le migliori performance sono i materiali di consumo che segnano addirittura un più 9,2 per cento sul 2018. Segno positivo anche per i componenti elettrici ed elettronici, a più 2,2 per cento.In calo, invece, i componenti di carrozzeria e abitacolo (meno 4 per cento),i componenti undercar (meno 4,9)e i componenti motore (meno 5,6).

 “Per il secondo anno consecutivo, nel 2019 il mercato dei ricambi automotive registra un lieve rialzo – ha commentato Paolo Vasone, Coordinatore della Sezione Aftermarket del Gruppo Componenti Anfia- a livello di famiglie prodotto, mantengono un trend in crescita i materiali di consumo, legati alla manutenzione ordinaria delle vetture circolanti, che, vale la pena ricordarlo, in Italia hanno un’anzianità media elevata, 11 anni e 3 mesi a fine 2018. Anche l’aumento del fatturato derivante dalla vendita e manutenzione di componenti elettrici ed elettronici segue una tendenza positiva consolidata, visto il contenuto tecnologico via via crescente, anche in termini di complessità, che caratterizza il prodotto auto dell’ultimo decennio. La contrazione mostrata dalle altre famiglie prodotto, invece, si lega a più fattori. In alcuni casi, c’è un fattore stagionale, responsabile di andamenti altalenanti nei diversi periodi dell’anno. Nel caso dei componenti motore, invece, si conferma una tendenza tipica degli ultimi anni, dovuta a una sempre maggiore affidabilità del sistema motore, che riduce la necessità di interventi durante il ciclo di vita della vettura. In generale, può aver avuto un peso anche la progressiva riduzione delle percorrenze chilometriche verificatasi negli ultimi anni – si è passati dai 17.300 km del 2000 ai 14.520 del 2019– anche a seguito delle misure che Regioni e comuni hanno messo in campo spesso in maniera non coordinata e a volte inefficace, per limitare il traffico. Sottolineerei, poi, che l’impatto degli anni di maggior crisi del mercato auto italiano – nel 2013 era sceso a 1,3 milioni di unità per poi cominciare a risalire, gradualmente, nel 2014 e fino al 2017 – si sta facendo sentire, sull’aftermarket”.

 

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