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Automercato Europa, Italia la meno peggio

Nel delirio da elettromobilità, che dovrebbe essere l’unica ammessa dal 2035 e che de facto sta facendo crescere il numero di quanti – confusi dalla situazione contingente - vorrebbero cambiare auto ma tergiversano in attesa di capire quale tecnologia prevarrà, arrivano i dati europei sulle immatricolazioni nel primo semestre di quest’anno. E i numeri non sono certo confortanti.

Se paragonati a quelli pre-pandemia, nei trentuno paesi del Vecchio Continente (Ue+Uk+Efta) risultano persi quasi due milioni di veicoli nei primi sei mesi dell’anno in corso, pari a un calo del 23 per cento. Giugno 2021 su mese analogo del 2019, il calo è del 14 per cento, quanto c’è tra 1.491.465 pezzi di due anni fa e 1.282.503 del 2021.

In questa situazione alquanto tetra, c’è però chi sta un pochino meglio ed è l’Italia, che nel primo semestre va sotto del 13,3 per cento, mentre perdono di più paesi blasonati come la Francia (a meno 13,6 per cento), la Germania (meno 15,7), la Gran Bretagna (meno 16,7) e la Spagna, fanalino di coda (qui il tonfo percentuale è del 25,8).

A gonfie vele invece il mercato del nuovo in Irlanda (dove praticamente raddoppiano le vendite), Islanda (più 35 per cento), Norvegia (l’aumento è del 32,8 per cento) e Svezia (più 13,4).

Sul fronte elettrificazione, si stima che l’eliminazione dei veicoli termici influirà molto negativamente sull’occupazione, che – ad esempio – solo in Francia porterà alla perdita di oltre 100mila posti di lavoro. Ancora scarsa la presenza di punti di ricarica pubblici. Secondo l’Acea – l’Associazione europea dei Costruttori automobilistici – il piano Ue che prevede di arrivare a 3,5 milioni d colonnine entro il 2030 è incoerente con gli obiettivi di riduzione della Co2, per centrare i quali ne occorrerebbero quasi il doppio. Le auto a batteria in Italia restano sotto il 10 per cento del venduto e le ibride perdono lo 0,6 di share, di pari passo con la riduzione dei contributi statali. Segno di come il mercato delle elettrificate sia pesantemente ‘drogato’ dagli econicentivi.