1/09/2018 – è quasi futuro anteriore, ma comincia a farsi spazio anche nella produzione in serie di componenti automotive metallici, con un grado d’affidabilità altissimo, tanto da essere utilizzato anche nel settore aerospaziale.
Si tratta dell’additive manufacturing, in italiano la ‘fabbricazione additiva’, un processo così detto perché consente di produrre i pezzi delle vetture per addizione – unendo cioè solo le particelle di materia prima necessarie con zero sprechi – anziché per sottrazione – ossia con fusione in stampi o tornendo blocchi grezzi -. In pratica un’evoluzione della stampa 3D, che verrebbe però qui integrata nella produzione di serie e di grossi volumi. Così sulla catena di montaggio, le macchine AM, opportunamente riempite con le materie prime e programmate a dovere, sarebbero in grado di fabbricare i pezzi di volta in volta necessari all’assemblaggio, senza blocchi del ‘flow’ produttivo.
Una strada imboccata da Daimler già nel 2017, attraverso NextGenAm, joint-venture con la connazionale Premium Aerotec (specialista in componenti aerospaziali) e la bavarese Eos (leader nella stampa 3D). Un accordo mirante ora a virare questo tipo di produzione dall’impiego del titanio a quello dell’alluminio, molto più adatto all’industria automobilistica e verso livelli di longevità paragonabili a quelli dei prodotti fabbricati coi metodi tradizionali.
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