Fu una delle prime delocalizzazioni della Fiat, che negli Anni ‘70 decise di portare là, in un insediamento allora di proprietà dalla Fsm, acronimo di Fabryka Samochodów Małolitrażowych, (ossia Fabbrica autovetture piccole), la produzione dell’utilitaria 126 appunto, prima nella sola versione polacca e poi anche in quella ‘italiana’, strappandola all’impianto Fiat di Cassino (Fr).

Negli Anni ’90, la Fsm venne assorbita completamente dal Costruttore torinese, che vi trasferì le linee d’assemblaggio del sofisticato motore turbodiesel Multijet 1,3. Un gioiellino, che avrebbe stupito perfino Herr Rudolf, ma ora condannato a morte dalla miope politica europea nel settore automotive, concentrata sul solo sviluppo dell’elettromobilità.

Politiche che hanno spinto Stellantis, dopo un accordo col sindacato polacco Solidarnosc, a decidere di chiudere entro la fine di quest’anno lo stabilimento di Bielsko Biala, lasciando a casa circa 500 dipendenti, in parte ricollocati presso gli altri due insediamenti del gruppo franco-italiano.

Ora a rischio c’è Torino Mirafiori, passato in autunno da centro produttivo per eccellenza del marchio Fiat a una sorta di hub circolare – battezzato Sustainera - per il ripristino e lo smontaggio di vecchie vetture, nonché la relativa rigenerazione o riciclaggio dei componenti disassemblati.