Correva l’anno 1973 e il 23 novembre, col Decreto Legge 304 del Governo Rumor, iniziava quella fase storica dell’Italia nota sotto il nome di ‘Austerity’, Un’austerità dettata dal conflitto che era scoppiato poco prima in Medioriente, la guerra del Kippur, quando gli eserciti di Egitto e Siria attaccarono a sorpresa Israele. Con la conseguenza che il prezzo del petrolio schizzò immediatamente dai tre ai dodici dollari al barile.
Uno shock, che costrinse i Paesi europei a una stretta sui consumi di energia. In Italia, fu proibito l’uso delle auto private la domenica, abbassati i riscaldamenti nelle case, l’illuminazione pubblica venne ridotta del 40 per cento e furono introdotti nuovi e più stringenti limiti di velocità. Chiuse da mezzogiorno del sabato fino al lunedì mattina tutte le pompe di benzina. Insomma, una serie di misure draconiane, che hanno una similitudine solo nel recente lockdown pandemico, ma che allora scatenarono la fantasia degli italiani, trasformando le restrizioni in un diversivo: nei weekend si restava a casa o ci si spostava a piedi, in bicicletta, in tram e bus, con qualcuno che osò maggiormente portando sulle strade cittadine addirittura dei cavalli col calesse.
A ripercorrere l’avventura, da quei giorni a oggi, ci pensa un’interessante mostra intitolata ‘Drive different, dall’Austerity alla mobilità del futuro’, al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, in cartellone dallo scorso 24 novembre fino al 7 aprile del 2024.
Un racconto multimediale, che parte appunto dalla crisi petrolifera degli Anni ‘70, ripercorrendo decenni di politiche sulla mobilità, di ricerca tecnologica sui motori, di progettazione delle nuove aree urbane, d’innovazione nel trasporto pubblico e di invenzioni futuristiche. Il tutto attraverso scatti fotografici, documenti, filmati, modelli e installazioni. Per capire meglio cosa significò passare in un baleno da 138 a 315 lire al litro per la benzina super, che quattro anni più tardi arrivò a sfondare il tetto delle 500 lire al litro, l’equivalente dei 2 euro di oggi.
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