Elettrificata, con dispositivi wireless e sistemi automatizzati, dotata di riconoscimento facciale degli occupanti, comandi gestuali attivabili con movimenti del corpo, assistenza vocale interattiva, climatizzazione biometrica e con un sistema di elaborazione delle informazioni attivo e interattivo rispetto alle infrastrutture di riferimento: è questo l’identikit dell’automobile Sapiens fatto dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School.

Un veicolo in grado interagire con l’utilizzatore e il contesto, elaborando informazioni, apprendendo e agendo autonomamente secondo criteri simili a quelli di un essere umano.

L’Automobile sapiens che può contare su software e unità di calcolo sempre più potenti, nasce applicando l’Intelligenza Artificiale al settore automotive. Tutto ciò ha ovviamente implicazioni tecniche, legislative, economiche, sociali ed etiche.

E se da una parte l’Intelligenza Artificiale promette di semplificare la complessità tecnologica con l’obiettivo di avere un’interfaccia uomo-automobile sempre più facile da gestire e personalizzabile, dall’altra si aprono nuove questioni come il suo impatto – decisamente rilevante - su consumi energetici e ambiente.

Oggi il consumo annuo imputabile ai server per l’IA è di 29,3 TWh, pari a quello di un paese come l’Irlanda. Già nel 2027 si prevede di arrivare tra gli 85 e i 134 TWh. Si rischia, dunque, di vanificare gli sforzi dell’industria automotive in direzione di una riduzione delle emissioni di CO2.

Infine qualche numero. L’Intelligenza Artificiale sta diventando la voce principale degli investimenti digitali dell’industria automotive: si supereranno i 70 miliardi di dollari nel 2030. Forme di intelligenza artificiale sono presenti già da tempo sulle auto: oggi è sfruttata dal 20-30% dell’industria automotive ma si prevede che si toccherà quota 100% entro il 2030.