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Honda-Nissan, il matrimonio non s’ha da fare

Niente da fare. Le ventilate nozze tra Honda, Nissan e Mitsubishi Motors non ci saranno. Prima ancora delle ‘pubblicazioni’, sono infatti iniziati gli screzi in famiglia, causati principalmente dalla mancanza di chiarezza su chi avrebbe dovuto fare e cosa all’interno della nuova famiglia, ma anche su chi avrebbe de facto preso le decisioni societarie.  

Così il piano di fusione tra il secondo e il terzo costruttore automotive giapponese, che avrebbe dato vita al terzo gruppo mondiale al mondo per vendite di veicoli, si è arenato sulle incomprensioni in merito alla presunta assenza d’autonomia di Nissan, la quale sarebbe diventata una sussidiaria di Honda, ma anche a causa della programmata ristrutturazione aziendale della Casa di Yokohama: Nissan intende infatti ridurre di 400 miliardi di yen i propri costi attraverso una serie di misure, tra cui la chiusura di una fabbrica in Tailandia, lo stop di altri due impianti da definire, la riduzione della capacità produttiva globale del 20 per cento e il taglio di 9mila posti di lavoro entro la fine dell'anno fiscale 2026.

Non è un momento facile infatti per Nissan, che paga le scelte fatte dal proprio management in tema di transizione energetica, a causa delle quali sono state eliminate alcune linee di prodotto fino a quel momento molto apprezzate dalla clientela.

In una conferenza stampa, Makoto Uchida, Ceo di Nissan, ha dichiarato come sarebbe problematico per l’azienda da lui diretta sopravvivere in modo indipendente nell'attuale situazione, stante la perdita di 80 miliardi di yen (circa 500 milioni di euro) nell'anno fiscale in corso e dopo aver ridotto le stime sull'utile operativo a 120 miliardi di yen dai precedenti 150.

In questa vicenda s’inserisce però ora un’altra variabile, rappresentata dlla Foxconn, società famosa perché assembla buona parte dei prodotti venduti dall’americana Apple.

Ebbene, l’azienda taiwanese sarebbe disposta a iniettare denaro nelle vuote casse della Nissan in cambio di know-how automotive, per cercare così d’entrare nel mercato dei veicoli elettrici, come già fatto dai concorrenti cinesi di Xiaomi. La partita è apertissima.

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