Stando a quanto diffuso dall’agenzia di stampa Reuters, l’alternativa alla chiusura delle fabbriche tedesche del gruppo Volkswagen sarebbe quella di vendere alla Cina attraverso aziende private (o pseudo tali), enti statali o joint venture. Sì avete letto bene. Una mossa che consentirebbe agli asiatici di evitare così i dazi sui propri prodotti, ma la cui decisione dovrebbe essere presa dopo le elezioni politiche federali del prossimo febbraio in Germania.
Al momento, le fabbriche Volkswagen sul punto di chiudere sono quella di Dresda (alla fine di quest’anno), dove viene prodotta la ID.3 elettrica e lavorano trecentoquaranta operai, e quella di Osnabrück (nel 2027), dove ben duemilatrecento lavoratori assemblano la T-Roc Cabrio. Tutto ciò prima dell’interesse cinese, che s’impegnerebbe invece a mantenere in vita e completamente funzionanti i due siti, con una soluzione buona per l’azienda e i dipendenti. I quali, attraverso la propria rappresentanza sindacale, avrebbero posto però due condizioni all’affaire: il mantenimento del logo Volkswagen con gli standard di produzione dell’azienda tedesca e la conservazione dei posti di lavoro.
Se da un lato l’accordo Vw-Cina sarebbe in contrasto con gli sforzi dell’Europa di ridurre la dipendenza da Pechino, dall’altro per la Casa di Wolfsburg vendere le fabbriche potrebbe essere più vantaggioso che non chiuderle del tutto, stante un incasso previsto per ciascun sito di una somma compresa tra i 100 e i 300 milioni di euro.
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