Federauto boccia l’Industrial Action Plan for the European Automotive Sector appena pubblicato dalla Commissione UE. Il perché è presto detto: insiste sull’elettrico nonostante il mercato non vada in quella direzione e rischia di avere drammatici effetti su industria e lavoro.
“L’Action Plan - ha dichiarato il presidente di Federauto, Massimo Artusi - continua nel solco di una impostazione dirigistica che ha già espresso tutta la sua debolezza strategica, aggiungendo generici indirizzi a supporto di una sola tecnologia, la meno attrattiva per il mercato, quella elettrica. La Commissione europea continua ad essere prigioniera di un approccio dogmatico, quello di chi dispensa teorie, compromettendo inesorabilmente la vitalità di un settore fondamentale dell’economia reale europea. Dispiace doverlo dire siamo di fronte all’ennesima occasione perduta, che non giustifica alcuna espressione di soddisfazione. Chiunque conosce le regole del mercato dell’Automotive sa che questo genere di “soccorsi” servono a poco o a nulla. Ci si chiede quali effetti tangibili possa produrre un piano d’azione che intende supportare la tipologia di prodotto meno interessante per il mercato (l’auto elettrica ha una quota di mercato in Europa di appena il 15%, con trend in sensibile decrescita) al di là del limitato sostegno finanziario alla produzione europea delle batterie».
La decisione di Bruxelles di anticipare al terzo-quarto trimestre del 2025, rispetto al 2026, la prevista verifica della legislazione europea nel campo delle emissioni nocive delle auto, insomma, non basta. L’associazione dei concessionari si aspettava una vera e propria inversione di marcia che non c’è stata.
“L’annunciato emendamento mirato al Regolamento sui target CO2 di autovetture e LDV da parte della Commissione UE (inspiegabile che venga ignorato quello sugli HDV!), che “concede” più tempo alla case per raggiungere gli obiettivi sulle emissioni ed evitare le relative multe CAFE – ha continuato Artusi - lascia sostanzialmente inalterato sia l’elemento strutturale che è alla base dello stato critico del comparto automotive, sia le ben più gravi problematiche di scarso contributo alla decarbonizzazione che genera la scelta mono-tecnologica di Bruxelles. Per rispondere ai target e alle scadenze “sfidanti” – in realtà irrealistiche - poste dalla Commissione europea» non serve di certo posticipare le scadenze, sperando che prima o poi il mercato cambi idea sulla scarsa appetibilità dell’auto elettrica, ma un cambio netto di strategia, mettendo al centro i target di decarbonizzazione, non quelli dell’elettrificazione”.
Concedere agli OEM 3 anni anziché 1 per mettersi nelle condizioni di non pagare le multe è troppo poco, non si risolve così il problema. “Questa soluzione – ha concluso il presidente Federauto - non
cambia la posizione delle concessionarie che, evidentemente, continueranno ad essere sottoposte a pressioni commerciali per l’immatricolazione dei veicoli elettrici che il mercato non assorbe. I concessionari italiani insistono nel riconoscere il “Non Paper” del Governo italiano, appoggiato da 15 Paesi Membri e a sua volta ispirato dal Piano Draghi, come punto di riferimento strategico per
dare un futuro al settore ed auspicano che questo Action Plan Automotive della Commissione sia implementato dall’Europarlamento e dal Consiglio Europeo con misure compatibili con le reali dinamiche di mercato a partire dalla profonda revisione in senso pragmatico e pluritecnologico, dei Regolamenti sui target CO2, sia per le auto che per i veicoli pesanti”.
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