Non ce l’ha fatta l’azienda californiana specializzata in veicoli elettrici, la Fisker. Neanche col Suv Ocean. E ora tocca portare i libri in tribunale dopo aver chiesto nella serata del 17 giugno, il Chapter 11, la procedura federale statunitense che protegge dalla bancarotta con l’intento di vendere il vendibile aziendale e pagare quanti più creditori.
L’obiettivo ultimo della Fisker era di produrre 40mila veicoli l’anno e invece nel 2023 si è andati di solo di un centinaio oltre i 10mila, consegnandone addirittura poco meno della metà alla clientela. I ricavi hanno toccato i 273 milioni di dollari lo scorso anno, a fronte però di perdite nette pari a 762 milioni: una voragine che ha pure condotto al delisting del titolo dalla borsa americana.
Non è però la prima volta che Henrik Fisker - un passato da progettista per Aston Martin e Bmw - è costretto a dichiarare fallimento. Già nel 2013 aveva chiuso la sua precedente Fisker Automotive (produttrice dell’ibrida Karma), fondata sei anni prima, per riprovarci poi nel 2023 con la Fisker Incorporated, che adesso alza bandiera bianca.
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