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Auto cinesi, dazi in arrivo?

Potrebbe essere imminente l’approvazione da parte della Commissione europea della normativa sui dazi da imporre alle vetture elettriche di fabbricazione cinese, balzello che si andrebbe ad aggiungere all’imposta del 10 per cento sull’importazione già in vigore. Ne sono convinti i membri dell’Acea, l’Associazione Europea delle Case Automobilistiche, che vorrebbero però s’avviasse anche una strategia europea per migliorare la competitività del settore automotive occidentale, ormai preda di una crisi nera. Quella dei dazi è una proposta mal digerita da molte Case costruttrici europee, che hanno infatti espresso le loro perplessità in merito - soprattutto quelle aventi ‘in pancia’ quote azionarie cinesi - e hanno anzi sollecitato Pechino e Bruxelles a raggiungere un accordo, per evitare una guerra commerciale controproducente per entrambi i blocchi.

Per dovere di cronaca, va detto però che da anni la Cina applica pesanti dazi all’import dall’estero, che nel caso delle automobili va dal 25 al ​​47 per del valore del veicolo - in base alla cilindrata -, cui va poi aggiunta l’Iva, che nel caso di veicoli passeggeri è del 17 per cento: insomma, tutt’altro che bruscolini. Mentre, nel caso di approvazione della norma europea, dal prossimo 2 novembre le auto cinesi dovrebbero sottostare a dazi compresi tra il 17,4 e il 38,1 per cento (a meno di ritocchi dell’ultima ora), comunque inferiori a quelli già oggi applicati da Xi Jing Ping e soci.

Per approvare la normativa sui dazi serviva una maggioranza qualificata di quindici Stati membri che rappresentino il 65 per cento della popolazione europea. Nella riunione dello scorso 5 ottobre, dieci Paesi (Italia, Francia, Polonia, Olanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Estonia, Bulgaria e Danimarca) hanno votato a favore, cinque (Germania, Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia) contro e dodici (Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Grecia, Spagna, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Svezia e Finlandia) si sono astenuti. Valendo l’astensione come voto contrario, non è stato soddisfatto il requisito della popolazione per cui non è stata raggiunta la maggioranza qualificata né in un senso, né in un altro. Tutto rimandato, quindi.

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